Cuculetto il brigante di Penne

IL FRATELLO MAGGIORE DOMENICO

Mentre Emidio-Cuculetto scontava in carcere la condanna per l’omicidio di “Tenente” commesso il 29 agosto 1864, il fratello maggiore Domenico, un anno dopo, esattamente il giorno 20 agosto del 1865, si rese anch’esso protagonista di un fatto delittuoso che gli aprì le porte delle regie galere.  

Ecco cosa scrisse il Pretore di Penne quando accolse la denuncia:
L’anno milleottocentosessantacinque, il giorno venti del mese di agosto in Penne.
Avanti a Noi Gennaro Muzi Giudice del Mandamento di Penne.
E’ comparso un uomo che dietro domanda ha risposto essere Domenico Bozzi, figlio del fu Giovanni, di anni 29, fornaio nato e domiciliato in Penne.
Domandato dell’oggetto della sua comparsa, ha dichiarato:
“Poco fa nella cantina del Signor Camillo Vestini coi miei compagni Domenico Ridolfi, Francesco Cretara ed Antonio Patelli io giocava a vino, quando mi si son presentati Domenico D’Angelo il figlio di Cuculo, ed Emidio Della Pelle.
Questi due han voluto quindi entrare al gioco, ed il D’Angelo è risultato padrone del vino. In seguito il D’Angelo mi ha richiesto due soldi di mia porzione, ed evendoglieli consegnati senza alcuna osservazione, egli più volte mi ha detto fesso; ma io gli ho intimato di zittire. Egli ha voluto attaccare briga contro di me. Ha cavato prima fuori un coltello a molla ferma, vibrandomi un colpo che fortunatamente non mi ha colpito perché un tal Antonio Patelli lo ha impedito, e conseguentemente mi ha dato un morso sul naso producendomi il deturpamento che si osserva.
Domando quindi la punizione del D’Angelo e mi riserbo costituirmi parte civile in giudizio, ed assegno per testimoni i sopra indicati individui”.

Lo stesso giorno il Pretore di Penne fece effettuare una perizia giurata ai medici Nemesio Falco e Raffaele de Vico, i quali sottoscrissero il seguente verbale:
“Dietro suo ordine ci siamo recati alla sua presenza, e dopo averci fatto prestare il giuramento nella piena forma di rito, ella ci ha ordinato riconoscere il nominato Domenico Bozzi: al che avendo noi adempito in presenza di lei e del Cancelliere Sostituto, le rapportiamo che il suddetto tiene una ferita lacero-contusa nel lobo del naso, con perdita ed esportazione di tutto il lobo del naso, con il setto sottostante al lobo: quale offesa giudichiamo avvenuta di fresco, per opera di corpi contundenti e laceranti, producesi impedimento al lavoro personale per venti giorni e deturpamento perenne nel viso”.

Il giorno successivo al fatto, i Reali Carabinieri rimisero al Pretore il seguente rapporto:
“Oggetto – Morsicatura. Mi fo dovere d’informare la S.V. Ill.ma come ieri, circa le ore 5 pomeridiane, nella porta Napoli di questa Città di Penne /Teramo/, li nominati D’Angelo Domenico di Tommaso d’anni 28 contadino e Bozzi Domenico fu Giovanni d’anni 29 Fornaio, ambi nati e domiciliati nella su nominata Città, i quali venuti a diverbio con parole, il primo passò a togliersi un coltello a molla fissa della lunghezza di 15 centimetri, col manico d’osso nero rinforzato di ottone vibrando un colpo al Bozzi ma questo andò fallito perché fu lesto l’offeso ad afferrarlo colle braccia e non sapendo più in che modo difendersi, gli diede una morsicata al naso di Bozzi causandogli una ferita lacera, con perdita di sostanza, con deturpamento permanente giudicata all’impedimento al lavoro oltre i 20 giorni.
In quel frattempo corsero due Militi della Guardia Nazionale nominati Cretara Francesco fu Giustino d’anni 30 e Patella Antonio fu Tommaso d’anni 32, il primo ferraio, e l’altro sellaio, i quali gli tolsero il suddetto coltello e lo ruppero in due pezzi cioè manico e lama; e non riuscirono o che non vollero operarne il fermo.
L’Arma di questa Brigata corse tosto sopra il luogo a verificare il fatto, e mal grado le più accurate ricerche praticate per arrestare il colpevole non vi riuscirono perché appena lo lasciarono li suddetti Militi se ne diede alla precipitosa fuga per le campagne senza sapere la direzione presasi.
Avvertendola che il suddetto morsicatore è un pessimo soggetto avverso all’attuale ordine di cose, tenuto in cattivissima considerazione da tutto il paese perché ozioso dedito al gioco ed al vino e cimentatore all’eccesso, sospetto ladro ed appartiene ad una famiglia cattivissima, siccome pure suo fratello Emidio trovasi in Galera condannato a 20 anni per omicidio.
Qui unito le fo avere il coltello rotto consegnato all’Arma dai suddetti Militi.
Firmato il Comandante la Stazione”.

Nei giorni successivi il Pretore interrogò alcuni testimoni i quali riferirono:
“Sono Antonio Patelli, figlio di Tommaso, di anni 32, imbastaro nato e domiciliato in Penne, senza beni di fortuna, ed indifferente colle parti.
Il giorno dell’avvenimento io mi portai nella cantina del Signor Vestini per bevermi un bicchiere di vino, quando vidi in colluttazione, non saprei per qual motivo, Domenico D’Angelo con Domenico Bozzi. Il primo si cavò dalla tasca un grosso coltello a molla, e stava per ferire il secondo, ma io fui sollecito ad impossessarmi dell’arma.

”Sono Domenico Ridolfi figlio di Gaetano, di anni 23, mugnaio nato in Penne e domiciliato in Castiglione.
Nel dì dell’avvenimento io ero presente quando innanzi la cantina del Sig. Vestini dopo aver Domenico Bozzi perduto mezza caraffa di vino, il suo compagno nel giuoco Domenico D’Angelo incominciò a dirgli senza alcuna ragione che era un fesso e lo afferrò e con un coltello a molla lo avrebbe ferito se non fosse stato sollecito Antonio Patelli a torglielo dalle mani.
Ma il D’Angelo diè un morso sul naso del Bozzi e se ne inghiotti un pezzo”.

“Sono Emidio del Poeta, figlio del fu Raffaele, di anni 51, bettoliere nato e domiciliato in Penne, senza beni di fortuna, ed indifferente colle parti.
Nel giorno dello avvenimento dinanzi la cantina del Sig. Vestini, dove io sono addetto alla vendita del vino, giuocavano Domenico Bozzi e Domenico D’Angelo tra gli altri. Il Bozzi perdette una mezza caraffa di vino, e si portò in un punto ad orinare. Disbrigato appena dalla sua faccenda il D’Angelo dandogli l’epiteto di fesso gli disse che doveva pagare, al che il Bozzi pagò subito, e rispose al D’Angelo che il fesso era lui. A questo il D’Angelo si alzò diè di piglio al Bozzi, e si colluttarono. Il D’Angelo si cavò dalla tasca un coltello a molla ferma, e stava per vibrare il colpo al Bozzi quando Antonio Patelli fu sollecito, e gli tolse l’arma dalle mani, e fece tanta forza che la lama si schiodò dal manico. Dopo il D’Angelo diede un morso al naso del Bozzi e gliene staccò un pezzo, che inghiottì”.

 

Il Pretore di Penne, sulla scorta delle dichiarazioni dei testimoni, spiccò il seguente mandato di cattura:
“Vittorio Emanuele II° -  Per grazia di Dio e per volontà della Nazione D’Italia.
Noi Gennaro Muzi Giudice del Mandamento di Penne.
Visti gli atti a carico di Domenico D’Angelo di Tommaso soprannominato Cuculo di Penne.
Imputato di ferita volontaria con deturpamento del viso, e con impedimento al lavoro per giorni venti in persona di Domenico Bozzi di Penne, nonché di porto d’arma vietata (coltello a molla ferma).
Considerando che a peso dell’imputato vi sono gravi indizi di reità.
Considerando che il medesimo è diffamato in materia di delitti e si è dato alla fuga per evitare la persecuzione della Giustizia punitrice.
Chiediamo
La forza dei Reali Carabinieri, onde proceda allo immediato arresto dell’imputato predetto e lo traduca nel locale di questa Giudicatura”
.

Domenico D’Angelo restò nascosto per più di un mese, fino a quando i  Carabinieri interruppero la sua latitanza.
”Oggetto - Processo verbale d’arresto di D’Angelo Domenico, colpito da mandato di cattura per ferimento con deturpamento.
Oggi undici del mese di ottobre milleottocento sessantacinque, verso le ore otto antimeridiane, nella campagna di questa Città di Penne /Teramo/.
Noi sottoscritti Zenoni Giacomo Brigadiere, unito alli Carabinieri Spada Giuseppe e Santoni Enrico, tutti e tre dell’Arma a piedi ed addetti alla qui contro citata Stazione, dichiariamo che vestiti della nostra divisa, trovandoci di perlustrazione nelle campagne dette la Contrada Teto, in pari tempo volendo mettere in esecuzione il mandato di cattura spiccato dal Signor Giudice Istruttore presso il Tribunale del Cicondario di Teramo sotto la data del 12 settembre scorso contro il nominato D’Angelo Domenico di Tommaso d’anni 27, contadino nato e domiciliato nella preindicata Città, imputato
1° - di ferita volontaria con deturpamento permanente al naso e con impedimento al lavoro personale per giorni 20, in persona di Bozzi Domenico di detto luogo, avvenuto il giorno 20 Agosto ultimo;
2° - portatore d’arma vietata /coltello a molla ferma/ per cui abbiamo interrogati alcuni contadini che lavoravano in quella campagna, se avevano veduto passare il D’Angelo, con i modi voluti, senza far conoscere ai medesimi che noi volevamo arrestarlo ed avendo avuto dei fondati indizii che il medesimo si trovava nella suddetta contrada unito ad altri contadini a lavorare la terra, allora noi per mezzo d’una persona di nostra confidenza, ci siamo accertati del posto positivo ove si trovava, quindi ci recammo divisi uno per parte ove stava a lavorare la terra in compagnia di altri suoi parenti, ed avendolo veduto alla distanza di 20 passi che cercava di nascondersi, allora gli abbiamo intimato l’arresto il quale si rese vinto, ed assicuratolo colle manette l’abbiamo tradotto in queste carceri Circondariali siccome la nostra Caserma è sprovvista di Camera di sicurezza.
Dalla perquisizione passatagli in dosso nulla si è rinvenuto di delittuoso.
Di quanto sopra abbiamo compilato il presente atto verbale in tre copie per essere trasmesse una coll’arrestato e l’altre ai Signori nostri superiori”.

I CONNOTATI PERSONALI DI DOMENICO D’ANGELO

Età d’anni 27
Statura metri 1,70
Capelli neri
Barba ciglie ed occhi castagni chiari
Mento spaccato
Viso alto, Bocca e Naso giusti
Colorito pallido.

 Il giorno successivo all’arresto l’imputato venne interrogato. Si riporta di seguito il verbale stilato in quella occasione:
“ L’anno milleottocentosessantacinque, il giorno dodici del mese di ottobre, alle ore 10 a. m. in Penne.
Avanti a Noi Gennaro Muzi Giudice del Mandamento di Penne, assistiti dal Segretario Sostituito.
E’ comparso il sottonotato arrestato libero e sciolto da legami, e solo accompagnato dai Reali Carabinieri, il quale interrogato sulle generali, sul motivo del suo arresto e a dichiarare se e quali prove abbia esso a proprio discarico; Risponde: sono Domenico D’Angelo, figlio del vivente Tommaso, di anni 27, contadino nato e domiciliato in Penne, senza beni di fortuna, celibe, non militare, analfabeta, altra volta processato, ma non detenuto.
Sono stato arrestato perché incolpato di aver dato un morso al naso di Domenico Bozzi, e di aver asportato un coltello a molla, mentre ciò non è proprio vero, e non ho testimoni ad assegnare in mia discolpa”.

Espletata tutta la parte istruttoria, il Tribunale di Teramo, il giorno 27 aprile 1866, dichiarò colpevole Domenico D’Angelo condannandolo a 10 anni di carcere.

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